ein Wunder

quando è nato carlo ho pensato di aver capito perché le mamme amano tanto i propri figli.

credevo di aver capito che tutto dipendesse dal fatto che è così tribolato il processo della nascita da rendere il tuo bambino preziosissimo fin da subito: per averlo hai percorso 9 mesi con piccoli o grandi acciacchi, hai modificato il tuo modo di vivere, hai affrontato il parto – con paura o con naturalezza ma comunque con del dolore.

una delle prime sere che carlo ha dormito nel letto con noi, quando l’ho visto nel cuore della notte mi sono chiesta chi fosse. in fin dei conti un figlio – anche se lo aspetti e te lo immagini da un po’ – compare all’improvviso tra te e il tuo compagno, divide e unisce, nessuno dei due lo conosce. ma tu che sei la mamma, devi avere a che fare con lui un po’ di più: questo piccolo ancora sconosciuto ti sveglia la notte, ti tortura i capezzoli, ti urla nelle orecchie – anche se le prime urla sono così dolci che pensi siano una melodia.

nelle prime ore in cui io e carlo siamo stati soli a casa, ci siamo svegliati ascoltando “wonderful life” di Black. una mattina durante la gravidanza felix aveva preparato la colazione e questa musica usciva dalla cucina, così ho pensato che per carlo fosse una buona presentazione della sua famiglia, che ha chiaramente un debole per gli anni ’80.

capire che si è diventate mamme non è una cosa immediata, non credo che lo sia per tutte. è un ruolo nuovo, un lavoro nuovo, e come tutti i nuovi impieghi bisogna prenderci la mano. ti tieni stretta al sedile di un treno che corre veloce e senza destinazione precisa, ma resti incantata ogni giorno dalle meraviglie che ti presenta. mi capita spessissimo di chiamare felix solo per dirgli che siamo fortunati, che è un tesoro quello che abbiamo tra le mani; mi basta guardare carlo che fa un faccino buffo (o anche un bel niente) per ritrovarmi con lo sguardo inebetito colpita da una emozione gigante.

no, non è sempre semplice rivoluzionare la propria vita, non è immediato abbandonare i propri egoismi. e poi bisogna affrontare i fiumi di rigurgiti dei primi mesi, sperare che la lavatrice non ti abbandoni mai, abituarsi alle occhiaie. bisogna pensare a cosa fare del divano non appena il bambino smette di sbavare: forse bruciarlo?
non è nemmeno semplice imparare a dire che non ce la fai, liberare pensieri che nessuno vuole sentire da una mamma, come ammettere che è difficile essere 24 ore su 24 disponibile per qualcuno.

ma sapete una cosa? si riesce a fare tutto, solo diversamente. si riesce a vedere gli amici, a sentirli anche se una volta in meno. si può uscire, magari macchiati di vomito, e farcela anche a mangiare la pizza; ci si continua a lavare, anche se le docce sono più brevi. ci si continua a divertire, addirittura senza bere, e si può sempre leggere il quotidiano, anche se è lì che ti aspetta da un mese.

si ha sempre qualcuno a cui pensare e che probabilmente penserà a te. si impara tutto da capo, attraverso gli occhi di chi sa cosa vuol dire esercitare uno stupore perenne, di chi ti vede come tutto il suo mondo.

insomma, è semplicemente meraviglioso.

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9 risposte a ein Wunder

  1. Ruth ha detto:

    Col divano fai come me : dopo i figli fallo distruggere dai gatti 😼😼😾

  2. Trillery ha detto:

    Piango… ma, come dici tu, ce la si può fare… <3

  3. Nicoletta Nicoletti ha detto:

    sei unica!

  4. Mamma in Oriente ha detto:

    Congratulazioni!!
    Bellissimo post…

  5. Elisa ha detto:

    Io non credo le cose succedano a caso.. Fatalità ho appena letto la tua pagina dopo aver appena sgridato il mio piccolo che tirava fuori di tutto tanto che a confronto Attila deve ancora imparare e con la sorellina strillante nelle orecchie.. E il piccolo che mi guardava come x dire.. Non urlare mamma.. Sono solo un bambino.. Ora che è qui addormentato appiccicato addosso e la piccola appesa a una tetta (si può dire?) non smetto di accarezzarlo e di dirgli che anche lui, loro, sono tutto il mio mondo.. E i miei occhi sono terribilmente appannati..

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