scrivere sempre meno non è un esercizio di sintesi, non è dimenticanza e nemmeno noncuranza. figuriamoci se significa non aver niente da dire: proprio io, quella che ha (quasi) sempre l´ultima parola, o a cui piacerebbe.
io non me lo dimentico di scrivere, non incontro però sempre il momento giusto. per esempio adesso non ho piú voglia di stare al computer ma è da stamattina che penso di dover segnarmi il sogno che – previdente – ho subito raccontato al risveglio.
c´era una grande tavolata ma non si festeggiava un compleanno o un matrimonio. si festeggiava l´anniversario di una morte e con mia mamma e mia sorella abbiamo invitato veramente tutti: i miei amici, i suoi amici, i parenti e le persone a noi piú vicine. venti gli anni, tanti al solo pensarci, in realtà davvero quasi passati.
cosí guardavamo un video che raccoglieva i pezzi di una vita fa, di una vita in meno. e partiva con un fotogramma che altro non era uno scatto di una giornata qualunque d´estate, quando io a casa riesco solo a stare in mutande e lui sorride alla camera per chissà quale ragione. forse solo per venire bene in foto.
e io con quegli occhiali color tartaruga e i capelli corti, sembravo un maschiaccio ma se ci credi, se ci credete, non mi ricordo nemmeno piú se ero così anche il giorno della sua morte.
poi si vedono – in questo video purtroppo inesistente – i momenti prima e quelli dopo: il divertimento provocato da una battuta, dall´ingenua certezza che non sarebbe finito niente. si vedono ritagli disordinati di una vita.
poi però gli invitati non arrivano tutti, i ricordi rimangono vivi per pochi, la quotidianità occupa anche le piú sottili fessure della memoria.
allora mi risveglio con gli occhi lucidi come me li sono sentita nel sogno, ma – previdente -lo racconto subito per non dimenticare una giornata vissuta due volte.
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